Simone Scala

Senza Sangue non c'e' Gloria di Simone Scala

Senza sangue non c'è gloria

Senza Sangue non c'è Gloria di Simone Scala - (copertina di Michele Scarpone)

È stato chiamato, è stato evocato attraverso un manoscritto di poesie. Con ferocia e determinazione il male è germogliato, nutrito dall’odio e dalla follia. E Satana ha risposto. Perciò ha mandato uno dei suoi servi più letali, un demone antico quanto il mondo dalla testa di leone e dal corpo enorme di rapace, un assassino crudele che uccide da secoli in suo nome. Adesso questo assassino ha una nuova missione: eliminare chi lo ha chiamato insieme ai suoi parenti più stretti e portare le loro anime all’Inferno. 31 ottobre 2016: notte di Halloween, notte di festa e di morte.
Perché nessuno può sfuggirli, nessuno può fermarlo. Lui è sempre un passo avanti,
lui non conosce esitazione, lui è implacabile.

Scheda

Titolo: Senza Sangue non c'è Gloria
Autore: Simone Scala

Introduzione: Silvia Serini
Lato B: Il Cerchio spezzato di Luca Rachetta
ISBN: 978-88-99147-59-4
Formato: epub, mobi e pdf
Prezzo: 1,99€ (0,99€ fino al 31 ottobre 2018)
Lunghezza a stampa: 71 pagine
Genere: Speciale Halloween
Recensioni: Anobii, Goodreads, Bookville, Booklikes
Text Trailers:
Speciale Halloween 2014: Viaggio al limite della Follia.
Speciale Halloween 2015: Amore e Follia.

 

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Disponibile anche cartaceo su Lulu a 7,99€ (+ imposte, + spedizione)

B.U.D. - Autori Vari

B.U.D.

B.U.D. di Rick Panamon, Michele Pinto, Silvia Bordon, Laura Cazzari, Simone Scala, Michelangelo Rocchetti - (copertina di Michele Scarpone)

Per salutare la scomparsa di un uomo incredibile sei autori della Wizards & Blackholes hanno scritto ciascuno un brevissimo racconto per far rivivere l'eroe della loro infanzia almeno per qualche pagina.
Gli autori sono avvezzi a raccontare storie di fantascienza e fantasy. Era inevitabile che nei racconti di questa raccolta il grande Bud interpretasse ruoli per lui inconsueti con orchi o alieni come avversari. Ma non c'è niente nemmeno nelle profondità dello spazio e del tempo o nei meandri della magia che uno pugno ben assestato non possa risolvere. A patto che il pugno sia quello di Bud!
Sei storie brevi, scritte a tempo di record e con tanto affetto per salutare non un attore ma un vero amico.
 

Scheda
Titolo: B.U.D.
Autore: 
Rick Panamon, Michele Pinto, Silvia Bordon, Laura Cazzari, Simone Scala, Michelangelo Rocchetti
Introduzione: Franco Terasi
ISBN: 978-88-99147-00-6
Formato: epub, mobi e pdf
Prezzo: omaggio (Scaricalo in formato epub, mobi e pdf)
Lunghezza a stampa: 42 pagine
Genere: Speciale Bud Spencer
Recensioni: Anobii, Goodreads, Bookville, Booklikes e Zazie

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La morte dal cielo

di Simone Scala

Nei dintorni del villaggio di Ayrshire, Territori Occidentali, inverno

I due troll che trainavano la torre d’assedio non sentivano ragione. All’improvviso gambe piantate in mezzo alla sterrata ghiacciata, non volevano proseguire. Fra la neve che scendeva copiosa e il vento pungente, quegli esseri imponenti fiutavano l’aria come in attesa di qualcosa, sbuffavano e si lamentavano. Il centurione Kotan allora aveva ordinato ai soldati di picchiarli coi bastoni, di frustarli con le cinte di cuoio ma inutilmente. Le creature deformi dalle braccia sproporzionate non si muovevano, non c’era proprio verso di riprendere il cammino per Ayrshire. Kotan, imbestialito per quell’inutile perdita di tempo, diede l’ordine di smettere poi si mise a camminare avanti e indietro lungo tutta la piccola colonna militare. Dava ordini e insultava chiunque gli capitasse a tiro. Perché non bastava quella rogna dello spostamento della torre, pensava il centurione, adesso ci si mettevano pure i troll a creare problemi. E lui aveva fame, era stanco, aveva voglia di caldo, di vino e al villaggio non mancava ormai molto. Fra poco inoltre sarebbe calato il buio e non era una buona idea restarsene lì, su quella strada di merda piena di buche fredda più di una tomba.

«Forse sono spaventati, mio signore» si sentì dire da un fante alto e smilzo che stava vicino a un carro.
«E tu che ne sai?» lo apostrofò il centurione, in malo modo.
«Vengo dalle Montagne Appuntite, mio signore, li conosco bene i troll.»
«Mi stupisco che ci siano ancora degli orchi in quella fogna» Kotan si fece più vicino al fante e lo guardò diritto negli occhi, «e dimmi, esperto di troll, di cosa avrebbero paura questi stupidi bestioni?»
«Nemici signore, probabilmente qualcuno di loro è ancora nei paraggi» rispose il fante, deciso.
«Questo è impossibile!» tuonò Kotan, «li abbiamo spazzati via, li abbiamo annientati, l’esercito degli uomini è in rotta, non esiste più.»
Fu in quel momento che si udirono dei suoni secchi, metallici. I troll avevano appena spezzato le catene che li legavano alla torre e scappavano. Kotan preso completamente alla sprovvista, non sapeva come gestire la situazione visto che era del tutto inconsueta. Di solito, infatti, i troll erano schiavi affidabili e remissivi che non creavano grane, adesso invece era un casino. Un casino assurdo difficilmente spiegabile di fronte ai suoi superiori. Niente troll, niente torre d’assedio da riparare ad Ayrshire. Era un fatto. Perciò superata l’incertezza iniziale, il centurione liquidò il fante e ordinò a gran voce a una decina di cavalcalupi di inseguire i troll e di fermarli a qualsiasi costo. Ne spedì poi altri tre a dare un’occhiata in giro perché non si poteva mai sapere. Magari c’era davvero qualche soldato nemico che era meglio eliminare. Anche se lo strano comportamento dei troll  - abituati da sempre alla battaglia - non poteva essere dettato solo dalla presenza di qualche disertore o sbandato. No. Lui li aveva osservati con attenzione prima di farli colpire e l’aveva vista, l’aveva vista bene, senza ombra di dubbio: paura. Paura folle di morire. Per mano forse di una forza che non apparteneva neppure agli orchi. Sì, era così, inutile girarci intorno, si rimproverò l’orco, i loro occhi, i loro occhi sgranati e stupidi guardavano verso l’alto, guardavano verso il cielo…
Kotan si sentì rabbrividire a quel pensiero, per cui decise di scacciarlo subito. Ordinò al manipolo di montare velocemente delle tende in un punto rialzato del terreno in prossimità della sterrata, e inviò due messaggeri ad Ayrshire per chiedere aiuto. Almeno aveva smesso di nevicare, si rallegrò il centurione. Una cosa buona finalmente, un po’ di fortuna, un nuovo inizio. Invece si sbagliava ma forse non se ne rese neppure conto.
Dal cielo.  Come fulmini. All’improvviso. Come avevano intuito i troll.
Rosso. Giallo. Fuoco.
Tanto fuoco.
Ovunque sulla terra, rivoli incandescenti che scioglievano la neve, bruciavano la torre e arrostivano gli orchi.
Senza possibilità di scampo.
O di difesa.

http://www.wizardsandblackholes.it/?q=losterminio

La ninfa e il nano

di Simone Scala

Foresta pietrificata, poche leghe a sud delle Grandi Mura di Granito, Territori Occidentali, estate

E dire che Sen era giunto qui solo per rilassarsi, per camminare un po’ in santa pace e non pensare agli affari. Perché questo posto desolato gli piaceva. Gli era sempre piaciuto fin da piccolo, quando ci veniva con il nonno a cercare gli scorpioni. Vicino alla cittadella dei nani ma così diverso, così immobile e spettrale soprattutto di notte. Adesso invece era pomeriggio inoltrato e faceva caldo. Molto caldo. Adesso invece, dopo che l’aveva vista muoversi scalza fra gli arbusti di pietra bruciati dal sole, la sua mente era stata subito inghiottita dall’aspetto economico della vicenda. Una ninfa. Una ninfa di terra come non se ne vedevano da anni, almeno nei dintorni delle Grandi Mura. Giovane. Bella. Lunghi capelli lisci, viola come gli occhi, due eleganti ali da farfalla gialle che spuntavano da una veste bianca. Lei non lo aveva scorto e questo era un gran vantaggio, pensava il nano mentre la cercava come un segugio. Una fortuna. Quella creatura se venduta come schiava al mercato delle Grandi Mura poteva valere un mucchio di monete d’oro. C’erano infatti molti uomini ricchi che avrebbero di sicuro allargato la borsa per godere di una simile bellezza. Certo lui da solo non l’avrebbe mai catturata ma del resto non era quello il suo scopo in quel momento. Il nano, infatti, voleva solo individuare il suo nascondiglio. Poi avrebbe assoldato quattro o cinque mercenari e sarebbe ritornato a prenderla. Con le buone o con le cattive. Magari veniva fuori che non era sola, magari c’era un intero villaggio di ninfe che lo aspettava. E allora sì che i guadagni sarebbero schizzati alle stelle. Sen si fermò di colpo, toccandosi la barba grigia. In effetti era possibile, si augurò compiaciuto. Anche perché quella ninfa era troppo giovane per vivere da sola in un posto come quello. Però c’era un piccolo problema, rifletté il nano prendendo la bisaccia e bevendo qualche sorso di vino. Un problema piccolo piccolo, sorrise ironico: lei era sparita. Volata via. Ormai era da tanto che girava e non l’aveva più rivista, si rimproverò riprendendo il cammino. Per giunta il giorno declinava e sarebbe stato meglio rientrare alla cittadella. Aveva lasciato il pony nella stalla e ora se ne pentiva. Sciocchezza colossale e al diavolo la sua mania di camminare. Basta. Avrebbe percorso un’altra lega poi sarebbe ritornato indietro. Le gambe iniziavano a dolergli, era sudato fradicio e a casa lo aspettavano per cena. Tanto non avrebbe rinunciato, non era da lui. Nella peggiore delle ipotesi sarebbe tornato. Ma adesso uno sforzo, s’impose il nano, un ultimo sforzo là dove la foresta s’infittiva, dove i rami pietrificati non permettevano quasi di avanzare. Dove non c’erano più sterrate o sentieri, dove quasi nessuno si avventurava perché poteva essere rischioso. Così s’inerpicò su una salita che gli permetteva una visuale migliore stando bene attento a dove metteva i piedi. A un tratto, però, dovette fermarsi perché fu investito da una nube di fumo che gli tolse quasi il respiro. Qualcosa bruciava e produceva un odore acre. Fece per tornare indietro ma ci ripensò. Si voltò di scatto e salì sopra un albero. Una faticaccia della miseria ma alla fine arrivò in cima.

Fumo in un luogo come quello. Strano, pensò Sen, cosa significava?
Tenendosi ben stretto al tronco di pietra anche a causa del vento, il nano aguzzò la vista e rimase sorpreso. Un villaggio. Poco distante. In fiamme. E corpi in terra. Probabilmente morti. Uccisi. Corpi femminili ma il fumo non permetteva di esserne certi. Ninfe. Un villaggio di ninfe così vicino ma lui non l’aveva mai visto prima. Idiota. Perché ogni volta che era stato qui non aveva mai preso quella salita? Dandosi dello stupido il nano scese dall’albero e si avviò verso il villaggio. Lo raggiunse alle prime luci della sera, vide le fiamme che divoravano le case di legno, le ninfe uccise e il loro sangue blu che dissetava l’erba. Riconobbe anche la fanciulla dalle ali gialle che giaceva vicino a una fonte.
Aveva gli occhi aperti e una delle ali strappate.
Sterminate. Massacrate: giovani, vecchie e bambine in questa specie di oasi naturale incastonata fra un mare di pietra. Alcune avevano ferite da taglio mentre altre erano state trafitte da dardi e frecce. Niente faceva pensare a stupri o torture e non c’era neppure traccia di un saccheggio. Perciò i briganti che pure ogni tanto si rifugiavano nella foresta non c’entravano, anche perché la precisione dei colpi degli archi e delle balestre era troppo elevata per le modeste capacità di quegli zotici scapestrati. Una precisione così poteva appartenere solo all’esercito degli uomini che non aveva però motivo di prendersela con le ninfe; oltretutto molte di loro erano giovani, notò Sen muovendosi in mezzo ai cadaveri,  potevano valere davvero un mucchio di soldi come schiave di piacere. No. Gli uomini erano innocenti. Ma allora chi? Chi era stato?
Il nano si bloccò d’istinto.
Sagome. Avanzavano fra il fumo nero. Silenziose. Non le aveva sentite. Stupido. Ancora stupido ma ormai era tardi. Avevano spade e asce sguainate. Pochi passi e lo avrebbero sventrato. La paura di morire arrivò improvvisa. Folle. Sciocco arrivare fin lì da solo. Ma cosa voleva fare? Era andato nella foresta per non pensare ai soldi e invece si ritrovava nella merda proprio a causa loro. E adesso sarebbe morto. Ucciso da uno dei guerrieri che gli erano davanti. Minacciosi. Ostili. Letali. Che già lo circondavano. Occhi rossi, canini grossi e sporgenti, terribili. Con il cuore in gola, Sen decise di seguire il suo intuito. Salutò in posa marziale gli orchi: braccia tese e pugni chiusi.

Foresta pietrificata, poche leghe a sud delle Grandi Mura di Granito, Territori Occidentali, estate


E dire che Sen era giunto qui solo per rilassarsi, per camminare un po’ in santa pace e non pensare agli affari. Perché questo posto desolato gli piaceva. Gli era sempre piaciuto fin da piccolo, quando ci veniva con il nonno a cercare gli scorpioni. Vicino alla cittadella dei nani ma così diverso, così immobile e spettrale soprattutto di notte. Adesso invece era pomeriggio inoltrato e faceva caldo. Molto caldo. Adesso invece, dopo che l’aveva vista muoversi scalza fra gli arbusti di pietra bruciati dal sole, la sua mente era stata subito inghiottita dall’aspetto economico della vicenda. Una ninfa. Una ninfa di terra come non se ne vedevano da anni, almeno nei dintorni delle Grandi Mura. Giovane. Bella. Lunghi capelli lisci, viola come gli occhi, due eleganti ali da farfalla gialle che spuntavano da una veste bianca. Lei non lo aveva scorto e questo era un gran vantaggio, pensava il nano mentre la cercava come un segugio. Una fortuna. Quella creatura se venduta come schiava al mercato delle Grandi Mura poteva valere un mucchio di monete d’oro. C’erano infatti molti uomini ricchi che avrebbero di sicuro allargato la borsa per godere di una simile bellezza. Certo lui da solo non l’avrebbe mai catturata ma del resto non era quello il suo scopo in quel momento. Il nano, infatti, voleva solo individuare il suo nascondiglio. Poi avrebbe assoldato quattro o cinque mercenari e sarebbe ritornato a prenderla. Con le buone o con le cattive. Magari veniva fuori che non era sola, magari c’era un intero villaggio di ninfe che lo aspettava. E allora sì che i guadagni sarebbero schizzati alle stelle. Sen si fermò di colpo, toccandosi la barba grigia. In effetti era possibile, si augurò compiaciuto. Anche perché quella ninfa era troppo giovane per vivere da sola in un posto come quello. Però c’era un piccolo problema, rifletté il nano prendendo la bisaccia e bevendo qualche sorso di vino. Un problema piccolo piccolo, sorrise ironico: lei era sparita. Volata via. Ormai era da tanto che girava e non l’aveva più rivista, si rimproverò riprendendo il cammino. Per giunta il giorno declinava e sarebbe stato meglio rientrare alla cittadella. Aveva lasciato il pony nella stalla e ora se ne pentiva. Sciocchezza colossale e al diavolo la sua mania di camminare. Basta. Avrebbe percorso un’altra lega poi sarebbe ritornato indietro. Le gambe iniziavano a dolergli, era sudato fradicio e a casa lo aspettavano per cena. Tanto non avrebbe rinunciato, non era da lui. Nella peggiore delle ipotesi sarebbe tornato. Ma adesso uno sforzo, s’impose il nano, un ultimo sforzo là dove la foresta s’infittiva, dove i rami pietrificati non permettevano quasi di avanzare. Dove non c’erano più sterrate o sentieri, dove quasi nessuno si avventurava perché poteva essere rischioso. Così s’inerpicò su una salita che gli permetteva una visuale migliore stando bene attento a dove metteva i piedi. A un tratto, però, dovette fermarsi perché fu investito da una nube di fumo che gli tolse quasi il respiro. Qualcosa bruciava e produceva un odore acre. Fece per tornare indietro ma ci ripensò. Si voltò di scatto e salì sopra un albero. Una faticaccia della miseria ma alla fine arrivò in cima.

Fumo in un luogo come quello. Strano, pensò Sen, cosa significava?
Tenendosi ben stretto al tronco di pietra anche a causa del vento, il nano aguzzò la vista e rimase sorpreso. Un villaggio. Poco distante. In fiamme. E corpi in terra. Probabilmente morti. Uccisi. Corpi femminili ma il fumo non permetteva di esserne certi. Ninfe. Un villaggio di ninfe così vicino ma lui non l’aveva mai visto prima. Idiota. Perché ogni volta che era stato qui non aveva mai preso quella salita? Dandosi dello stupido il nano scese dall’albero e si avviò verso il villaggio. Lo raggiunse alle prime luci della sera, vide le fiamme che divoravano le case di legno, le ninfe uccise e il loro sangue blu che dissetava l’erba. Riconobbe anche la fanciulla dalle ali gialle che giaceva vicino a una fonte.
Aveva gli occhi aperti e una delle ali strappate.
Sterminate. Massacrate: giovani, vecchie e bambine in questa specie di oasi naturale incastonata fra un mare di pietra. Alcune avevano ferite da taglio mentre altre erano state trafitte da dardi e frecce. Niente faceva pensare a stupri o torture e non c’era neppure traccia di un saccheggio. Perciò i briganti che pure ogni tanto si rifugiavano nella foresta non c’entravano, anche perché la precisione dei colpi degli archi e delle balestre era troppo elevata per le modeste capacità di quegli zotici scapestrati. Una precisione così poteva appartenere solo all’esercito degli uomini che non aveva però motivo di prendersela con le ninfe; oltretutto molte di loro erano giovani, notò Sen muovendosi in mezzo ai cadaveri,  potevano valere davvero un mucchio di soldi come schiave di piacere. No. Gli uomini erano innocenti. Ma allora chi? Chi era stato?
Il nano si bloccò d’istinto.
Sagome. Avanzavano fra il fumo nero. Silenziose. Non le aveva sentite. Stupido. Ancora stupido ma ormai era tardi. Avevano spade e asce sguainate. Pochi passi e lo avrebbero sventrato. La paura di morire arrivò improvvisa. Folle. Sciocco arrivare fin lì da solo. Ma cosa voleva fare? Era andato nella foresta per non pensare ai soldi e invece si ritrovava nella merda proprio a causa loro. E adesso sarebbe morto. Ucciso da uno dei guerrieri che gli erano davanti. Minacciosi. Ostili. Letali. Che già lo circondavano. Occhi rossi, canini grossi e sporgenti, terribili. Con il cuore in gola, Sen decise di seguire il suo intuito. Salutò in posa marziale gli orchi: braccia tese e pugni chiusi.
 «In nome del Re» gridò a voce alta.
Gli orchi si fermarono perplessi ma risposero al saluto.
«In nome del suo popolo.»
Poi quello che sembrava il capo fece un passo avanti e gli chiese: «Cosa stai facendo?»
«Ordine ricevuto nascondere i cadaveri, signore… mio signore» s’inventò lì per lì Sen in un orchesco abbastanza approssimativo, «spiazzo libero domani... prima di domani.»
L’orco lo sovrastava e Sen sentiva crescere il terrore dentro di sé. Un gigante con l’armatura che presto lo avrebbe divorato. Che puzzava di sudore e di birra. Orribile creatura con lui che non avrebbe retto a lungo. Nessuna possibilità di cavarsela. Era disarmato, era un mercante. Mentre quelli erano in sei, armati fino ai denti, soldati crudeli e spietati la cui fama era ben nota nei Territori Occidentali. Di sicuro erano loro i responsabili della carneficina, pensò Sen, raccomandando la sua anima agli Dei e restando sempre sull’attenti. I guerrieri intanto lo fissavano curiosi - armi alla mano - grugnendo e bofonchiando parole incomprensibili. Finché il capo non scoppiò a ridere, si abbassò verso di lui e gli diede una pacca sulle spalle che per poco non lo fece stramazzare a terra.
«Un soldatino nano che tende le braccia e che rimane sull’attenti… bene! Bravo! Continua così soldatino, farai carriera.»
«Posso proseguire, mio signore?» chiese il mercante, incredulo.
«Cero soldatino, certo» rispose il capo fra le risate sguaiate degli altri cinque.
Fece quindi un cenno e i guerrieri lo seguirono veloci. Sgusciarono di fianco a Sen che si sentì gelare il sangue. Poi quando furono lontani il nano si accasciò sull’erba e si mise a piangere. Lacrime di gioia per il pericolo scampato ma anche di dolore, perché la presenza di quei soldati nei Territori Occidentali poteva significare una cosa sola: la Terza Guerra fra uomini e orchi.
Lo aveva già capito.

http://www.wizardsandblackholes.it/?q=losterminio

Lo Sterminio di Simone Scala

Lo Sterminio

 Lo Sterminio di Simone Scala - (copertina di Michele Scarpone)

Terre Occidentali. Inverno. Terza Guerra fra uomini e orchi nel giro di mezzo secolo. La peggiore. Guerra totale, di sterminio. E l’esercito orchesco, comandato da Hogor, avanza su tutta la linea del fronte mentre gli uomini sono in grande difficoltà. La loro stessa capitale, Ethis, è in grave pericolo. Una donna, Shira, e sua nipote Jokyka lottano disperatamente nel piccolo villaggio di Ayrshire per sfuggire alla furia del nemico. Sorprese dal giovane orco Bagor, vengono incredibilmente risparmiate. In seguito, però, Shira e Jokyka lo incontreranno di nuovo in un’altra drammatica circostanza.  Ma proprio quando tutto sembrerà perduto arriverà una speranza di salvezza e di riscossa. Dal cielo.

Puoi recensire questo libro su Anobii, Goodreads, Bookville, Zazie e BookLikes.

ISBN: 978-88-99147-24-2

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La Ninfa e il Nano (S. Scala)
Morte dal cielo (S. Scala)

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