Never let me go

Cuore Sacro

di Cristian Caruso

Caro Diario,
(come si inizia un diario? Non avevo mai pensato di farlo, ma da qualche parte bisogna iniziare, tutte le teenager lo fanno, per una volta posso anche adeguarmi!)
Mi piace passeggiare col mio cane, mi rilassa incredibilmente, per pochi minuti dimentico ogni affanno, ogni pensiero, a volte mi sembra di recitare una parte, di non essere veramente me stessa e di non capire cosa fare della mia vita!
Sento che in me c’è qualcosa di strano, amo stare da sola, troppo per la mia età e poi mi sembra a volte di pensare e comportarmi come qualcuno che provenisse da un’altra epoca, a volte mangio anche delle cose… bè innominabili!
Mi chiamo Isabel, ho 17 anni e vivo a Chicister, un piccolo borgo del sud dell’Inghilterra, vivo con i miei adorabili nonni materni, purtroppo sono rimasta orfana di entrambi i genitori quando avevo sei anni, un terribile incidente automobilistico…
I miei nonni materni non mi hanno fatto mancare nulla, né affettivamente tanto meno materialmente, la nonna Rachel mi ha insegnato a riconoscere ogni pianta e fiore della contea e a curare ogni tipo di acciacco con le erbe; nonno Thomas invece a tirare con l’arco, se non fosse per la sua incontrollabile ansia, che possa farmi del male, probabilmente avrei potuto partecipare alle Olimpiadi… sul serio!
Probabilmente l’unica cosa che gli rimprovero è che non mi hanno mai parlato molto dei miei genitori, sono sempre così vaghi su di loro, mentre io vorrei sapere tutto, ho solo dei ricordi così sbiaditi e tanta paura di dimenticare i loro volti, così porto un ciondolo con all’interno una loro foto, mi dà serenità portarlo, in fondo è come se fossero con me… sempre!
Una domenica mattina di qualche mese fa, cioè il giorno lo ricordo bene, il 17 agosto, era il mio diciassettesimo compleanno, ero uscita a portare fuori Lucky, solita passeggiata nel bosco. Non volevo allontanarmi avevo promesso ai nonni di tornare presto per partecipare al grande pranzo di compleanno, così chiamai Lucky, l’avevo persa di vista, cominciavo a spaventarmi, non la sentivo ed ero preoccupata. Poi udì qualcosa dietro un cespuglio, andai a vedere, era Lucky fortunatamente, ero sollevata di averla trovata. Ero così felice di averla ritrovata che non mi accorsi di essere davanti una grotta, non l’avevo mai vista prima, volevo andarmene, vista l’ora che si era fatta, ma Lucky era corsa dentro ed io pronta la inseguii…
C’era un gran buio, così usai la torcia del mio smartphone, sapevo che prima o poi quella diavoleria regalata dal nonno sarebbe tornata utile. Afferrai Lucky in braccio e mi voltai per andarmene, quando d’un tratto vidi una stupenda incisione rupestre sulla roccia, immagini nitide e stupende che raffiguravano la Luna e il Sole con una folla adorante sotto, ero incuriosita e toccai con la mano la roccia, immediatamente provai una scossa che mi attraversò il corpo, il ciondolo che portavo al collo si illuminò e poi ebbi una visione: io con i miei genitori in un castello e poi una scena di io con mia madre in una specie di fucina maneggiare il fuoco…
Corsi via verso casa, avevo bisogno di risposte e solo i nonni potevano darmele… non so perché ma quando gli raccontai tutto, non erano affatto stupiti: sapevo che questo giorno sarebbe arrivato.
Adorata nipote, disse mia nonna, ti abbiamo protetta fin quanto è stato possibile, ma è giusto che tu sappia la verità: sei una strega tesoro mio ed il tuo enorme poter ha iniziato a manifestarsi. Quando ne avrai bisogno la magia correrà in tuo aiuto, ricorda che sei connessa con la natura e che ne sei ancella e sacerdotessa!
Poi un giorno fu tutto più chiaro, mentre ero in macchina di ritorno da un seminario a scuola, un animale mi sbucò all’improvviso sulla strada, feci di tutto per evitarlo ma persi il controllo del volante e andai dritta verso un palo della luce ai lati della strada. Chiusi gli occhi e dopo alcuni istanti mi ritrovai seduta fuori la macchina, completamente incolume, avevo solo immaginato di salvarmi e l’avevo fatto…
Naturalmente ero sotto shoc per quanto accaduto, ma provavo una strana consapevolezza: ero una strega!
Poi a scuola ho conosciuto Matt e tutto è cambiato, sento in lui una grande energia, la magia gli appartiene, peccato che ancora non lo sappia!
È sempre complicato scoprire se stessi, con i nostri limiti e possibilità, chissà come sarà il viaggio di Matt per capirlo?
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Un bizzarro caso clinico

di Salvatore di Sante

Il dottor Spynes meditava sulle annotazioni in attesa del paziente. La pipa e le sopracciglia aggrottate erano il suo marchio di fabbrica per i casi più insoliti.

Matt Spencer, 15 anni, Southampton. Allucinazioni visive (sottolineato tre volte), deliri e costrutti paranoici.

Tirò una lunga boccata e soffiò un tremulo anello di fumo.

Che fosse schizofrenico? Pareva proprio un adolescente come tanti. Poca voglia di studiare, qualche birra e qualche spinello d'accordo, ma niente di che... A parlarci sembrava lucido: i pazzi hanno uno sguardo diverso, e lui ne aveva visti, in trent'anni di professione.
Genitori morti in un incidente aereo tre mesi prima. Una sorella di due anni più grande. E poi quel Michael...

Appoggiò delicatamente gli occhiali sulla scrivania e sospirando si massaggiò le tempie.

Michael (sottolineato e con un punto interrogativo a fianco), il tutore, un tipo strano, poco più grande della sorella... forse un po' troppo giovane per fare il tutore. Che le fantasie del paziente fossero dovute al trauma della perdita dei genitori? Possibile. Anche se i rapporti coi compagni di classe e con Hope, la sorella, andavano bene. E poi quel sogno.

Matt aveva riferito di aver sognato la morte dei genitori, il disastro aereo. Un sogno premonitore, insomma. Ansie e paure rimestate dall'inconscio che poi le vomita nei sogni e che qualche volta, per pura coincidenza, sfociano nel reale. Ma tutti quei particolari: le scritte sulla carlinga, la descrizione dei passeggeri e dei loro dialoghi. Tutto combaciava con le registrazioni della scatola nera e con le fotografie associate all'elenco passeggeri.
- Dottore, Matt Spencer è arrivato - gracchiò l'interfono.
Spynes diede una rapida occhiata all'orologio.
- Può farlo entrare, Martha, grazie. - Ripose la pipa nel cassetto e raccolse ordinatamente i fogli degli appunti, battendoli sulla scrivania nell'istante preciso in cui il ragazzo faceva capolino sulla porta.
- Ciao Matt, in perfetto orario. Accomodati pure sul lettino che iniziamo subito.
- Buongiorno - bofonchiò stancamente il giovane avviandosi verso il consueto giaciglio terapeutico.

- Allora: come stai oggi, che mi racconti?
Matt provava varie pose, intrecciando mani e piedi.
- Dunque... - fece per continuare ma le parole gli morirono in gola.
D'accordo, pensò. Basta, ci vado giù duro.
- Mio padre è uno stregone e suo fratello Lucas, un mutaforma, ce l'ha con lui perché vuole la Chiave del Sacro Cancello per il mondo della Magia. Ecco, l'ho detto. - sciorinò tutto d'un fiato. - Tanto lo so che non mi crede.
Nello studio calò il silenzio. Il dottor Spynes fece un colpo di tosse poi attaccò:- Cosa intendi per mutaforma?

Un tonfo sordo di lamiere accartocciate li fece sobbalzare.
- Eccolo! Quello! - esclamò Matt scattando a sedere e indicando fuori dalla finestra.
Il dottore deglutì, non credeva ai propri occhi: un drago mostruoso con la testa d'aquila era appollaiato sui rottami della sua Bentley e guardava nella loro direzione.
- Lucas, suppongo... - bisbigliò Spynes.
Matt annuì lentamente, gli occhi sgranati.

La storia di Matt su Never let me go