Spartaco Mencaroni
Luce Fredda, racconti all'ombra della Luna di Spartaco Mencaroni
Luce Fredda, racconti all'ombra della Luna di Spartaco Mencaroni
Venti racconti illuminati dalla luce fredda dell'imprevisto, quella che non scalda ma fa brillare una storia. Ogni racconto si svolge in un mondo inconsueto, quello che ci circonda e non vediamo, e ci ricorda la straordinarietà della fantasia, che provoca prima attesa, poi stupore, poi riflessione. Tutto quanto l'autore ci rappresenta potrebbe essere vero, oppure no, potrebbe concludersi davvero così, oppure no. C'è uno spazio per il lettore, che sentirà un sapore diverso a seconda della sua sensibilità, della sua esperienza, della sua visione. A noi ha lasciato la voglia di leggere ancora invenzioni così
Puoi recensire questo libro su Anobii, Goodreads, Bookville, Booklikes e Zazie.
Editore: Librosì Edizioni
ISBN: 9788898190119
Prezzo: 5,99€
Se non mi ammazzano gli organici
di Spartaco Mencaroni
Il cielo livido era spazzato da un vento impietoso; raffiche improvvise si alternavano ad brevi vortici, rimescolando brandelli di vapori nerastri sullo sfondo argentato delle nuvole. Sotto quella cortina, l’immensa pianura era attraversata dalle tracce delle colonne corazzate, righe scure che serpeggiavano verso il niente, prima che il fango rimarginasse le cicatrici lasciate dai cingoli e dalle gigantesche ruote.
Il tenente stava incollato al visore; i capelli corvini, sottili come fili di seta, gli si incollavano continuamente al viso, impastato di sudore e sabbia, e il vento glieli sbatteva sulle tempie, come ciuffi d’erba nera. Gli facevano male gli occhi, scrutava l’orizzonte ingannevole, cercando di distinguere, oltre il fumo degli incendi e il riverbero degli scafi dei Droni, le colonne scure degli stormi di Uccelli che si levavano dai nidi in fiamme. Il dondolio discontinuo del carro lo sfiancava; era sul punto di crollare; le dita stringevano il calcio del mitragliatore, gli occhi stillavano una pasta di lacrime e sabbia.
Era quasi notte; il dispaccio indicava una posizione precisa in mezzo al nulla e il sistema di posizionamento del carro armato assicurava che l’avevano raggiungo. Ora doveva solo aspettare; aspettare che i Droni comparissero all’improvviso, fantasmi nel nulla, vomitando il loro carico di morte nucleare sulle tane degli Uccelli. Loro avrebbero sterminato quelli che tentavano di fuggire in volo. Semplice come l’inferno.
Il vento portava odore di morte; non quella dolciastra e pungente degli umani, non l’aroma intenso, di muschio e di terra smossa, delle tombe scoperchiate nei cimiteri. Era un lezzo immondo, irritante e violento, di carcasse organiche spolpate dal sole, di esalazioni letali e acide che salivano verso l’alto, facendo tremolare l’aria e nascondendo il sole dietro un sudario. Istintivamente, portò le mani alla gola, sentendosi soffocare; si sforzò di controllarsi e respirò più a fondo, facendo affluire nel tubo endotracheale nuova aria filtrata, dal lieve sapore metallico e frizzante di ioni di rame.
Se non mi ammazzano gli Organici, lo farà questa merda che respiro – pensò.
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Terre Senza Luce di Spartaco Mencaroni
Terre Senza Luce di Spartaco Mencaroni - (copertina di Fabio Pistolesi e Michele Scarpone)
Da secoli nel mondo si addensano tenebre e disperazione. Un misterioso e potente sovrano, attorno a cui germoglia la speranza, intreccia il suo cammino con quello di una giovane e inconsapevole schiava. Nelle sue terre, oscurate dalla superstizione e dalla rabbia, si scatena improvviso l’epilogo di una guerra che pareva interminabile.
“Terre senza luce” è un racconto che si rivela lentamente, come un brano musicale; sul palcoscenico delle emozioni si tratteggiano gli eventi, ognuno dei quali rappresenta un simbolo: fede, disperazione, ignoranza, onore, paura; e il valore assoluto di un singolo attimo, bagliore nella tenebra, in cui la salvezza è nascosta come una rosa nel buio.
Scheda
Titolo: Terre Senza Luce
Autore: Spartaco Mencaroni
Copertina: Fabio Pistolesi, colori di Michele Scarpone
ISBN: 978-88-99147-31-0
Formato: epub, mobi e pdf
Prezzo: 1,99€
Lunghezza a stampa: 39 pagine
Genere: Fantascienza
Recensioni: Anobii, Goodreads, Bookville, Booklikes e Zazie
Text trailers: Se non mi ammazzano gli organici (di S. Mencaroni)
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Duemila e venti anni prima di Mitosis
di Spartaco Mencaroni
2020 anni prima di Mitòsis
Centro di Controllo – Port Luis, Is. Mauritius
– Sei sicuro che quel tizio non ci farà perdere tempo, George? Sai che in questa fase del progetto, ogni ritardo ingiustificato…
Gregory Bechet interruppe la frase a metà, lasciando cadere un silenzio eloquente nel luminoso ufficio al terzo piano del centro di controllo. Rivolto alla finestra, indugiò ad osservare lo spettacolo della nebbia che si levava dall’oceano indiano, confondendo nei suoi effimeri drappeggi la palla del sole all’orizzonte. Il suo assistente rimase in silenzio, alle sue spalle: aveva imparato a non mettere mai fretta al capo assoluto del progetto Clavis.
Fin dal suo arrivo a Port Luis, cinque anni prima, George Sanford era stato assegnato al più impegnativo dei cinque sottogruppi che lavoravano al sogno di Mitòsis, quello con l’obiettivo più ambizioso: non che gli altri si occupassero di banalità, ma Clavis era l’opera più grandiosa e folle che la razza umana avesse mai concepito. C’era un disperato bisogno di qualcuno che si occupasse della sezione genetica, in grado di districarsi fra l’impressionante quantità di proposte che i laboratori e le università di tutto il mondo avevano avanzato per le selezioni. Il vecchio aveva sfogliato le prime venti righe del suo curriculum, poi l’aveva assunto come suo assistente personale.
– Non perderemo del tempo, Gregory. Ho seguito personalmente i lavoro del professor Preston durante gli ultimi quattro anni: i risultati che ha ottenuto nella fase sperimentale sono già sbalorditivi.
L’altro si allontanò lentamente dalla finestra, spostandosi verso un’elegante serra di acciaio vetrato, che occupava tutta la parete di fondo dello studio; ignorando il suo interlocutore, aprì una delle pareti di vetro ed iniziò ad occuparsi delle meravigliose e rare varietà di rose Bourbon, che da anni selezionava con passione e competenza.
– Sai quanto ritengo cruciale la questione: sono convinto se il Progetto Mitòsis avrà successo, dipenderà soprattutto dal bagaglio di geni che avremo selezionato.
– Lo so bene, ed è per questo che ho insistito perché tu veda il professor Preston di persona, qui a Pamplemusse. Le sue ricerche sulla tele–genetica…
Un grugnito di riprovazione interruppe il giovane a metà della frase.
– Ancora con queste fantasticherie da fumetto? – gemette Bechet, esasperato.
– La trasmissione a distanza di informazioni visive e uditive fra esseri viventi non è fantascienza, – replicò Sanford, punto sul vivo – ma una promettente branca avanzata della genetica quantistica. I geni modificati codificano per anelli di atomi entangled, capaci di attivare le proprietà nanomagnetiche delle molecole appaiate, agendo da regolatori dei recettori sensoriali corticali…
– Mi hai già spiegato la teoria! – lo interruppe nuovamente.
– Allora lascia che quell’uomo ti mostri la pratica.
Il professor Preston era un ometto scialbo, dall’aria mite e impacciata. Era vestito con un completo scuro, di stampo antiquato, decisamente fuori moda. Ma a catturare l’attenzione di Bechet, quando lo vide in piedi sulla soglia del proprio ufficio, fu lo splendido esemplare di Belle Blache che lo scienziato teneva in mano. I petali della rosa, dalle delicate sfumature pervinca, riflettevano la pallida alla luce dei neon come se fossero illuminati dal pieno splendore di una giornata estiva.
Mentre i due uomini si fronteggiavano, le dita del professor Preston torsero con decisione l’estremità del gambo del fiore, staccandone un segmento con uno scatto secco. Subito la rosa iniziò a brillare di un’intensa luce azzurra, fredda e spettrale, mentre un profumo struggente inondava l’aria dello studio, lasciando Bechet trasecolato.
– Buongiorno – stava dicendo lo scienziato, con un fare sicuro e compiaciuto che sembrava aver spazzato via la sua goffaggine di poco prima. – Mi chiamo Emmeth Preston, e credo di avere qualcosa che può interessarle.
Senza staccare gli occhi dal fiore, il creatore di Clavis indietreggiò verso la scrivania, facendo segno all’uomo di entrare. Con la voce tremante di eccitazione, disse soltanto: – lo credo anch’io.
Il Rituale
di Spartaco Mencaroni
Delle molte cose che Dana aveva dovuto affrontare, nella nuova vita che si era scelta, il Rituale della Coscienza rappresentava per lei la difficoltà più grande. Era la prova decisiva, per essere ammessa fra le Iniziate, e aveva sempre fallito. Sospirando, si accinse a tentare ancora: socchiuse le palpebre, lasciando che il riflesso dorato del sole, rimbalzando sulle antiche pietre del Simbolo, scintillasse attraverso della sottile fessura dei suoi occhi, prolungandosi in lunghe linee ambrate.
Nel mondo degli Eolin, persino la luminosità naturale sembrava aver assunto il colore della resina della vita: la giovane apprendista si lasciò inondare da quel bagliore e si concentrò sulle proprie emozioni, scendendo in profondità nella consapevolezza di sé, fino ai più remoti meandri del proprio io. La luce riempiva il suo animo, come avrebbe fatto un liquido, frugandone ogni anfratto e svelando il più insignificante brandello di pensiero. La ragazza percepiva la presenza di numerosi Eolin, maschi e femmine, che osservavano il rituale in un rispettoso silenzio. Non le importava che potessero vedere il suo corpo nudo, riverso sulla pietra fredda: in quel momento tutto il suo essere, esposto allo splendore della Vera Luce, veniva scrutato ad un livello di intimità così totale, al cui confronto la mancanza di intimità fisica rappresentava un dettaglio insignificante.
La sua voce la raggiunse all’improvviso, ed anche questa volta esplose da un punto imprecisato della sua coscienza, come se l’Eolin, suo maestro e suo sposo, si trovasse contemporaneamente dentro e fuori di lei:
- Chi sei? – domandò colui che adesso, pur amandolo con tutta sé stessa, riusciva appena a riconoscere.
- Io non sono. – rispose. La luce crebbe di intensità, inondando di oro splendente la mente di Dana.
- Cosa desideri? – continuò la voce.
- Non ho desiderio.
L’universo intorno a lei si espanse in un oceano dorato di estasi purissima.
- E chi ricordi? – proseguì l’Eolin, con l’intensità di un immenso diapason.
La ragazza esitò, consapevole che non aveva alcuna possibilità di mentire. Percepiva chiaramente il battito del cuore che le martellava nel petto: il suo suono discordante e caotico distruggeva l’equilibrio dei sensi, sbriciolando l’armonia soprannaturale che stava per esploderle dentro. Dana si aggrappò a quella promessa di beatitudine, agognando l’estasi perfetta che le sfuggiva nuovamente: il dolore di quella perdita le divampò nell’anima, facendola contorcere e urlare sul pavimento di pietra, improvvisamente buio e freddo. Subito lui le fu vicino: le sollevò la desta, aiutandola a respirare, e l’avvolse in una vesta candida, sostenendola mentre tremava con violenza.
- Marid? – domandò il giovane, abbracciandola più stretta.
Dana annuì, singhiozzando.
- Non riesci a dimenticarlo, vero?
- No. – riuscì a rispondere lei, posando il capo sulla spalla forte dell’Eolin a cui si era donata in eterno. – So che smarrire il suo ricordo è la via per giungere ad amarlo davvero: ma è più forte di me.
- Ci riuscirai. – le disse lui, carezzandole teneramente i capelli. Intorno alla coppia, gli altri annuivano solennemente, osservando con tenerezza i due amanti che rimanevano dolcemente abbracciati sul pavimento, a pochi passi dal Simbolo: non provavano vergogna, non serviva alcuna discrezione. Quel loro amore apparteneva a loro due e alla comunità allo stesso tempo, come la resina, la musica, o la magia. Lei lo aveva imparato da tempo, la sua mente stava iniziando a considerare quel modo di vivere e di pensare come naturale e spontaneo: ma la sua natura umana costituiva ancora un ostacolo.
- Riproviamo? – domandò la ragazza, guardando negli occhi il suo sposo.
- Per oggi no, Dana: hai già sofferto molto, potrebbe far male al bambino.
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