Gabriele Boldreghini

Il turno del terrore

di Gabriele Boldreghini

Per Andy non era certo il primo giorno di lavoro nel manicomio, già da qualche anno svolgeva il ruolo di sorvegliante, ma non gli era mai capitato il turno di notte. Il pensionamento del vecchio Jeremy, però, aveva cambiato le cose, e data la sua pregressa esperienza gli era toccato il turno del terrore, come lo chiamavano scherzosamente i veterani. In realtà, Andy sapeva che di notte i manicomi son luoghi tranquilli; puoi essere matto quando vuoi, ma devi dormire come tutti e si dà il caso che schizzato di testa o meno l’uomo tende a chiudere gli occhi la notte, senza contare i farmaci somministrati proprio per rendere docili i pazienti. Eppure era comunque chiamato turno del terrore, perché di notte ogni piccola stranezza in un manicomio era ampliata nei racconti e nelle emozioni di chi la viveva. Però Andy conosceva l’edificio da troppo tempo per farsi sorprende da un’agitazione da novellino, che fosse giorno o notte.
Il sole stava tramontando e lui sorvegliava il corridoio, risolvendo rebus dalla sua scrivania e rivolgendo ogni tanto un’occhiata al lungo corridoio in cui si affacciavano le stanze dei pazienti di quell’ala. Poteva ancora sentire i rumori di alcuni di loro che tardavano a prendere sonno, ma sapeva che sarebbe stato questione di poco: con le dosi che gli venivano somministrate nessuno di loro rischiava certo di passare una notte insonne. Andy invece doveva stare sveglio, in fondo era per questo che veniva pagato.

Gli ultimi rossi raggi del sole filtravano, mentre tutto si faceva più scuro e le luci elettriche della struttura si accendevano come da programmazione. Fu allora che sobbalzò a causa di un acuto gracchiare; un corvo era entrato da una finestra e ora zampettava nel corridoio. 
- Stupida bestiaccia! - Disse Andy, afferrando una scopa con cui scacciare l’uccello. 
Decise di non chiamare i colleghi, per evitare di diventare un altro racconto da turno del terrore. La bestia gli svolazzò un po’ attorno, tentando di rifugiarsi sul soffitto, ma con dei colpi ben assestati riuscì a portarlo verso la finestra in fondo al corridoio da cui era entrato. Finestra che era abbastanza sicuro di aver chiuso, a dir la verità, ma anche questo decise di tenerlo per sé; non avrebbe permesso alla sua immaginazione di iniziare a tirargli brutti scherzi.
SBAM!
Una serie di schianti riverberanti lo fece voltare di scatto. Eccolo lì, con una scopa in mano mentre un corvo volava fuori dalla finestra e tutte le porte del corridoio si erano spalancate contemporaneamente, quasi avessero schiantato le serrature. Se la sarebbe fatta addosso di sicuro, a questo punto, se non fosse stato che nel tempo in cui sbatté le ciglia per lo spavento si rese conto che solo una porta si era aperta. Tutta quella storia stava diventando ridicola, rischiava di perdere il controllo per un nonnulla. Ispirò a fondo per calmare i nervi, poi scattò nella stanza aperta, solo per ritrovare sull’uscio una giovane paziente con uno sguardo divertito. 
- Mi spiace, Joline, ma è ora di dormire. Torna dentro. - Disse Andy, cercando di apparire tranquillo.
Lei continuò a sorridere senza muoversi e lui pensò che sarebbe stata perfino carina se non avesse avuto quell’aria sbattuta. Gli sarebbe dispiaciuto dover usare la forza, ma poi lei annuì e si precipitò sul letto, nascondendosi sotto le coperte, ridacchiando. Andy ebbe l’impressione che avesse gettato uno sguardo alle sue spalle, prima di obbedire, ma ovviamente dietro di lui non c’era nessuno. Tranne un ragazzo che non poteva vedere.
Vestiva un abito scarlatto, con sbuffi e merletti, che non avrebbe sfigurato in una sala da ballo rinascimentale, e aveva un sorriso che rovinava il suo aspetto angelico, facendolo apparire sbagliato, come urina in un’acquasantiera. Era stato lui a chiedere a Joline di aprire la porta e poi di ritirarsi, un piccolo favore avuto in cambio di una coppia di gemelli spaiati.
Andy tornò alla sua postazione, seguito senza saperlo da quella presenza che gli sgambettava attorno come un cane felice; gli piaceva divertirsi con i nuovi arrivati. Andy cercò di concentrarsi su un nuovo rebus mentre il ragazzo si chinò sul suo orecchio iniziando a sussurrare una strana litania, che se non fosse stato per i suoni stridenti si sarebbe potuta scambiare per una ninnananna. Una ninnananna in grado di cullare negli incubi.
Risolti un paio di rebus, senza riuscire a scacciare il senso d’inquietudine, Andy iniziò a sentire la testa pesante e ovattata. “Strano,” si disse, “fino a poco fa mi sentivo sveglio.” Si frugò in tasca per prendere un paio di monetine, preparate per simili necessità. Pochi secondi dopo, la macchinetta stava fischiando e riempiendo il suo bicchierino di caffè.
Il ragazzo sputò nella tazza senza smettere di canticchiare, pochi istanti prima che Andy si allungasse a prenderla. La saliva era appena più scura del caffè e lasciò una lieve chiazza che ben si confondeva. Di nuovo alla scrivania, Andy iniziò a bere, mentre la ninnananna straziante gli penetrava nel cervello a un livello inconscio. Ben presto l’inserviente cadde in un sonno profondo, simile a uno stato di totale incoscienza. 
Il ragazzo ghignò e, sempre saltellando come un piccolo demonio, balzò tra una porta e l’altra aprendole. Il nuovo inserviente era addormentato e avvelenato come tutti gli altri addetti ai lavori, ora i pazienti erano liberi di uscire dalle loro stanze. E la notte nel manicomio poteva avere inizio.
Viaggio al Limite della Follia
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Viaggio al limite della Follia di Gabriele Boldreghini

Viaggio al limite della follia

 Viaggio al Limite della Follia di Gabriele Boldreghini - (copertina di Michele Scarpone)

Durante la notte succedono cose strane nei manicomi, tanto più se questi sono visitati da una strana entità in grado di soddisfare i desideri dei suoi residenti. Uno dei pazienti s’imbarca in un viaggio assurdo che inizia dalla porta del ripostiglio, in grado di condurlo in una delirante strada statale, che percorrerà incontrando improbabili personaggi.

 

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ISBN: 978-88-99147-13-6

Text Trailers:
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