E' la verita'?

- Sembra che il prossimo raccolto di pomodori sarà più abbondante del solito.
- Sì, abbiamo variato leggermente la durata del ciclo giorno-notte, e cambiato la composizione del terreno artificiale. Se i risultati saranno positivi come stimato allora inizieremo a sperimentare nuovi metodi anche sulle altre colture.
- Bene. Mio figlio odia le verdure, se riuscissimo anche a renderle più gustose sarebbe perfetto.
- Mia cara, le assicuro che sarà solo questione di tempo. Intanto cerchi di far crescere suo figlio sano e forte, un giorno la Speranza sarà nelle sue mani e in quelle dei suoi coetanei, e avremo bisogno di gente in gamba.
- Naturalmente professore. - Il suono prolungato di una sirena si spanse tra gli immensi spazi vitrei e cespugliosi della serra. - Il mio turno è finito, a domani allora.
- A domani dottoressa.
La dottoressa Danfort uscì in fretta dal centro di produzione alimentare, dopo aver fatto la consueta doccia decontaminante a superato i controlli di routine. Non che ci fosse qualche pericolo per la sua salute, ma alcune delle piante coltivate lì dentro, per quanto necessarie alla loro sopravvivenza, erano infestanti, e se qualche seme o spora fosse sfuggito dall’interno avrebbe potuto attecchire da qualche parte, riproducendosi senza controllo e finendo con il danneggiare l’astronave. Un rischio che ovviamente non potevano permettersi, se volevano restare in vita.
Con la testa immersa nei suoi pensieri salì sulla monorotaia a levitazione magnetica che attraversava l’intero distretto industriale e lo collegava a quello abitativo. Per fortuna il suo turno lavorativo terminava piuttosto presto, dandole tutto il tempo di tornare a casa e preparare la cena, oltre a sbrigare tutte quelle piccole faccende domestiche che sembrano insignificanti fino a quando non ci si trova ad affrontarle. Certo, con tutti quegli impegni finiva per non avere molto tempo a disposizione da trascorrere con suo figlio e suo marito, ma non c’era altra scelta. Se volevano andare avanti ognuno doveva fare la sua parte, e sacrificarsi era necessario per raggiungere un traguardo più grande, il sogno segreto che tutti covavano nel cuore e li aiutava a sopportare tutto ciò.
- Sono tornata - disse sporgendosi nell’ingresso, non appena la porta automatica fu scivolata verso l’alto. Nessuna risposta. Ma non ne fu sorpresa. Suo marito avrebbe finito di lavorare nel ciclo successivo e suo figlio… Beh, probabilmente era da qualche parte a giocare con i suoi amici, e faceva bene. Che si godesse questi anni di spensieratezza, prima che la responsabilità del futuro ricadesse sulle sue spalle.
Lo stufato già ribolliva in pentola quando sentì aprire la porta d’ingresso. Poco dopo il signor Danfort, ingegnere meccanico responsabile alla manutenzione dei giganteschi motori a collasso di materia che alimentavano la Speranza, fece il suo ingresso in cucina.
- Mmm, che buon profumino - Disse stringendo la vita della moglie e protendendosi verso i fornelli. - Non vedo l’ora di assaggiarlo.
- Temo che dovrai aspettare tesoro, Alex non è ancora tornato.
- Cosa? Ma ormai è il sesto ciclo, e di solito a quest’ora è già a casa.
- Hai ragione. Temi che gli sia accaduto qualcosa?
- Non lo so, dico solo che è strano. - Lentamente un’agitazione strisciante cominciava ad affiorare nelle loro voci, e pensieri poco rassicuranti già prendevano forma.
- Magari dovremmo uscire a cercarlo…
- Ma no, si sarà solo trattenuto un po’ di più con gli amici, vedrai che tra poco sarà qui.
Allo scoccare del nono ciclo tutto il vicinato era in allarme, e gli agenti del servizio d’ordine avevano già iniziato le ricerche del ragazzo scomparso.
- Andrà tutto bene, vedrai che lo riporteranno qui sano e salvo…
Il campanello li fece balzare entrambi in piedi. Si lanciarono una sguardo carico di tensione, poi il signor Danfort sfiorò delicatamente la mano della moglie ed esibendo un sorriso tirato mormorò:
- Tranquilla, vado io.
Sulla soglia stava Alex, tra due membri del servizio d’ordine, alteri e impassibili nelle loro divise azzurre. Sembrava fosse in buona salute, ma lo sguardo era diverso. Più serio, più maturo, privo di quella scintilla di spensierata gaiezza che aveva sempre illuminato la sua espressione.
- Abbiamo ritrovato suo figlio. Le consigliamo però di tenerlo maggiormente sott’occhio, stavolta è andata bene, ma la prossima potrebbe cacciarsi in guai seri.
- Grazie mille e scusate il disturbo. - Si affrettò a dire, congedando gli agenti. La voce era calma, ma dentro ribolliva di rabbia. Afferrò il figlio per le spalle e lo condusse in cucina.
- Dove ti eri cacciato? - Urlò la madre vedendolo apparire. - Ci hai fatto stare in pensiero! Temevamo che… - Ma la voce adirata si sciolse immediatamente in un pianto di sollievo e si gettò su di lui avvolgendolo in un abbraccio soffocante.
Il ragazzo si lasciò stringere, senza rispondere né tentare di resistere, come faceva di solito di fronte a tali effusioni.
- Cosa c’è? Ti senti bene? - Fece lei tastandogli con premura la fronte.
- Ho incontrato il vecchio George. - Le parole uscirono spente e monotone.  -E mi ha raccontato tutto.
Il signore e la signora Danfort si scambiarono un’occhiata preoccupata. Dunque era successo.
 -È la verità? - Aggiunse fissandoli freddamente.
L’uomo tirò un lungo sospiro, per prendere tempo e trovare una giusta risposta a quella domanda. Ma che senso aveva mentire? Prima o poi avrebbe dovuto sapere come stavano le cose.
- Lo è. Siediti figliolo, è tempo che tu divenga adulto.
Padri e Figli
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