La morte dal cielo

di Simone Scala

Nei dintorni del villaggio di Ayrshire, Territori Occidentali, inverno

I due troll che trainavano la torre d’assedio non sentivano ragione. All’improvviso gambe piantate in mezzo alla sterrata ghiacciata, non volevano proseguire. Fra la neve che scendeva copiosa e il vento pungente, quegli esseri imponenti fiutavano l’aria come in attesa di qualcosa, sbuffavano e si lamentavano. Il centurione Kotan allora aveva ordinato ai soldati di picchiarli coi bastoni, di frustarli con le cinte di cuoio ma inutilmente. Le creature deformi dalle braccia sproporzionate non si muovevano, non c’era proprio verso di riprendere il cammino per Ayrshire. Kotan, imbestialito per quell’inutile perdita di tempo, diede l’ordine di smettere poi si mise a camminare avanti e indietro lungo tutta la piccola colonna militare. Dava ordini e insultava chiunque gli capitasse a tiro. Perché non bastava quella rogna dello spostamento della torre, pensava il centurione, adesso ci si mettevano pure i troll a creare problemi. E lui aveva fame, era stanco, aveva voglia di caldo, di vino e al villaggio non mancava ormai molto. Fra poco inoltre sarebbe calato il buio e non era una buona idea restarsene lì, su quella strada di merda piena di buche fredda più di una tomba.

«Forse sono spaventati, mio signore» si sentì dire da un fante alto e smilzo che stava vicino a un carro.
«E tu che ne sai?» lo apostrofò il centurione, in malo modo.
«Vengo dalle Montagne Appuntite, mio signore, li conosco bene i troll.»
«Mi stupisco che ci siano ancora degli orchi in quella fogna» Kotan si fece più vicino al fante e lo guardò diritto negli occhi, «e dimmi, esperto di troll, di cosa avrebbero paura questi stupidi bestioni?»
«Nemici signore, probabilmente qualcuno di loro è ancora nei paraggi» rispose il fante, deciso.
«Questo è impossibile!» tuonò Kotan, «li abbiamo spazzati via, li abbiamo annientati, l’esercito degli uomini è in rotta, non esiste più.»
Fu in quel momento che si udirono dei suoni secchi, metallici. I troll avevano appena spezzato le catene che li legavano alla torre e scappavano. Kotan preso completamente alla sprovvista, non sapeva come gestire la situazione visto che era del tutto inconsueta. Di solito, infatti, i troll erano schiavi affidabili e remissivi che non creavano grane, adesso invece era un casino. Un casino assurdo difficilmente spiegabile di fronte ai suoi superiori. Niente troll, niente torre d’assedio da riparare ad Ayrshire. Era un fatto. Perciò superata l’incertezza iniziale, il centurione liquidò il fante e ordinò a gran voce a una decina di cavalcalupi di inseguire i troll e di fermarli a qualsiasi costo. Ne spedì poi altri tre a dare un’occhiata in giro perché non si poteva mai sapere. Magari c’era davvero qualche soldato nemico che era meglio eliminare. Anche se lo strano comportamento dei troll  - abituati da sempre alla battaglia - non poteva essere dettato solo dalla presenza di qualche disertore o sbandato. No. Lui li aveva osservati con attenzione prima di farli colpire e l’aveva vista, l’aveva vista bene, senza ombra di dubbio: paura. Paura folle di morire. Per mano forse di una forza che non apparteneva neppure agli orchi. Sì, era così, inutile girarci intorno, si rimproverò l’orco, i loro occhi, i loro occhi sgranati e stupidi guardavano verso l’alto, guardavano verso il cielo…
Kotan si sentì rabbrividire a quel pensiero, per cui decise di scacciarlo subito. Ordinò al manipolo di montare velocemente delle tende in un punto rialzato del terreno in prossimità della sterrata, e inviò due messaggeri ad Ayrshire per chiedere aiuto. Almeno aveva smesso di nevicare, si rallegrò il centurione. Una cosa buona finalmente, un po’ di fortuna, un nuovo inizio. Invece si sbagliava ma forse non se ne rese neppure conto.
Dal cielo.  Come fulmini. All’improvviso. Come avevano intuito i troll.
Rosso. Giallo. Fuoco.
Tanto fuoco.
Ovunque sulla terra, rivoli incandescenti che scioglievano la neve, bruciavano la torre e arrostivano gli orchi.
Senza possibilità di scampo.
O di difesa.

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