Un nuovo Inizio

di Laura Silvestri

Marie non ricordava da quanto tempo non si sentisse così nervosa ma, per certo, poteva dire quanto a lungo avesse aspettato quella serata: centoquarantatre anni, mese più, mese meno. Quello era il tempo passato da quando aveva perduto, ormai due incarnazioni prima, il suo caro Ludovico. Erano stati sposati per quasi cinque decadi, allora, e il pensiero di stare finalmente per riabbracciarlo le faceva palpitare il cuore come aveva dimenticato potesse accadere. Mentre lo attendeva, seduta al tavolo di un piccolo caffè nel cuore di Londra, Marie osservava il proprio riflesso nella vetrina: chissà se gli… no, si corresse, chissà se le sarebbe piaciuta ancora? Adesso il suo Ludovico era una donna, una giovane di nome Ronda Westerling, da poco trasferitasi per inseguire la propria carriera di cantante. Ma anche Marie era cambiata molto da quanto si erano veduti l’ultima volta. Il fatto che due settimane prima, quando lei e Ludovico erano riusciti a ritrovarsi tramite uno dei tanti software per la riunione inter-vita, avessero concordato nel non inviarsi reciproche immagini, la rendeva adesso ancora più inquieta. Passò una mano sulla testa parzialmente rasata secondo l’ultima moda, dove cortissimi capelli tinti di viola disegnavano un intrico di fiori e foglie d’edera. A Shelly, la partner della sua incarnazione attuale, i suoi capelli piacevano molto: diceva che rispecchiassero il suo animo, ma, del resto, la sua fidanzata era una persona speciale. Tuttavia, per quanto felice la rendesse, era cosa nota come la monogamia alla lunga finisse per stancare, e a Marie non dispiaceva la possibilità di ritrovare un così grande amore in Ronda. Anche sua madre era stata molto soddisfatta nell’udire la notizia: da troppo tempo le rimproverava quella assai poco moderna morigeratezza sentimentale. La ragazza sperava soltanto che, a prescindere da quale aspetto il suo caro Ludovico potesse avere ora, il suo cuore non fosse troppo cambiato da quando era un omone calvo e barbuto, pronto alla risata e con luminosi occhi gentili. Una ragazza dalla pelle bruna le passò davanti senza fermarsi, andando a sedere al tavolo libero dietro il suo e Marie, quasi senza accorgersene, si trovò a sistemare meglio, in bella vista, la rosa bianca che aveva portato con sé perché Ronda potesse riconoscerla. Erano già le 21.40: la misteriosa ragazza era in ritardo di dieci minuti. “E pensare che Ludovico era puntuale fino all’eccesso”, commentò fra sé e sé. Erano i rischi della ricongiunzione: le persone che si incontravano di nuovo avevano molti ricordi da condividere, e spesso finivano per innamorarsi ancora una volta… ma non era sempre così. Poteva capitare che, da una vita all’altra, i cambiamenti fossero tanto drastici da impedire un nuovo, sincero coinvolgimento emotivo, ma capitava davvero di rado. “Figurarsi se, con la mia fortuna, il mio non debba diventare proprio quel caso su mille!”, pensò, scuotendo il capo. Bevve un altro sorso dalla sua spremuta d’arancia, tirando un profondo sospiro. Lo scampanellare che annunciava l’apertura della porta del locale la fece sussultare per un momento. Marie si costrinse a non caricare ogni istante di aspettativa, o di lì alla fine di quella serata avrebbe collezionato più delusioni di quante una persona ne potesse sopportare. Tuttavia, quando una giovane donna si fermò proprio davanti a lei, stringendo fra le mani una rosa bianca, Marie non poté trattenere un sorriso. Lentamente, alzò lo sguardo fino al volto che sperava avrebbe potuto ritagliarsi uno spazio nella sua vita e, non appena i suoi occhi incrociarono quelli della nuova arrivata, il sorriso si fece più ampio: Ronda, se davvero di lei si trattava, aveva splendidi occhi verdi, grandi e dall’espressione amichevole, capelli tinti del medesimo colore, e un grazioso viso dai lineamenti regolari. “È bellissima”, si trovò a pensare sentendo il cuore mancarle un battito, mentre la donna, prossima forse alla trentina, si sistemava con un velo di civetteria una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

- Marie? – la sentì dire con voce quieta e profonda. Al suo annuire, le labbra carnose sorrisero a loro volta – Posso… posso chiamarti Adele? – continuò con un caldo accento statunitense.

- Ma certo. – Adele era il nome che Marie aveva avuto quando erano stati marito e moglie, e sentirlo pronunciare ancora le diede una strana, intima sensazione. La risonanza, nota a qualunque persona sulla terra che avesse avuto la fortuna di ritrovare un affetto perduto. – Prego, siedi con me, mia cara.

Avrebbe voluto abbracciarla subito, ma non sarebbe stato molto elegante. L’etichetta relativa alle ricongiunzioni era severa, e Marie si sarebbe sforzata di seguirla alla lettera. Ronda, dal canto suo, sembrava molto più a suo agio di lei. Si accomodò accavallando le lunghe gambe fasciate in calze dalle righe multicolori, e prese a giocare con un boccolo verde che le ricadeva al lato della guancia. Sembrava piuttosto attenta all’estetica, in quella nuova incarnazione, e la cosa per un momento la disorientò, ma si sforzò di non pensarci e fece un cenno al cameriere perché si accostasse al loro tavolo: sapeva che quello avrebbe potuto diventare un momento memorabile della sua incarnazione presente, se soltanto si fosse imposta un poco di autocontrollo. Stava per scoprire se l’amore per il suo adorato marito aveva potuto sopravvivere a quasi un secolo e mezzo di lontananza, e non c’era niente da temere. Forse Ronda non sarebbe stata identica al Ludovico che aveva conosciuto, né tantomeno avrebbe potuto farla sentire come la sua Shelly, ma questo lo avrebbe scoperto soltanto con il tempo. Per ora, Marie avrebbe dovuto mettere da parte l’insicurezza, e prepararsi ad abbracciare quella nuova opportunità che le si presentava per essere felice.
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